domenica 22 novembre 2009

ABC theory



Secondo la teoria del ABC, il nostro contatto con la realtà è sempre mediato da un elemento intermedio di cui spesso ci dimentichiamo. Per realtà qui s'intende la realtà linguistica, quella della comunicazione verbale o, molto più incisiva, non-verbale.

ABC è l'acronimo per le parole inglesi Adversity, Belief, Consequence. Quando succede qualcosa che turba il nostro animo (consequence), erroneamente pensiamo che la causa del nostro turbamento stia nella realtà, in un determinato evento (adversity) che si è prodotto. Dimenticandoci cosí dell'elemento intermedio (belief), che invece è la vera causa scatenante. L'adversity scatena un belief automatico che si risolve in una consequence.

Ma facciamo un esempio. Stiamo camminando lungo una via quando, sul marciapiede opposto, vediamo passare un nostro amico. Facciamo un segno per attirare la sua attenzione, lui alza la testa, ci guarda, sembra vederci, forse ci riconosce ma comunque passa oltre senza salutare -adversity. Subito sentiamo montarci dentro un senso di risentimento verso il nostro amico. Pensiamo cosa possiamo avergli fatto di male, perché ce l'abbia tanto con noi da toglierci il saluto. Prima magari ci sentiamo un po' in colpa, ma poi risolviamo di non aver fatto nulla. Lo abbiamo sempre aiutato con i suoi problemi, addirittura più di quanto ci abbia mai aiutato lui! Consequence: ci arrabbiamo con il nostro amico

domenica 15 novembre 2009

Meditazione sul crocefisso a Berlino


Da qualche giorno mi trovo a Berlino, dove rimarrò fino a fine anno. Mi sono trasferito in casa di un'amica che me l'ha gentilmente concessa per un paio di mesi a costo zero. Giusto le spese.

Il piccolo appartamento si trova al primo piano di un condominio piuttosto grande e, al prender possesso dell'abitazione, la prima cosa che faccio è aprire il mio laptop e vedere se riesco ad agganciarmi a qualche connessione. Ce ne sono diverse ma, niente da fare, sono tutte protette.

Per il primo giorno dovrò andare in qualche bar dotato di Wi-Fi, ordinare qualcosa e connettermi da lì. Mi vado anche ad informare in un negozio di telefonia ma non trovo opzioni fattibili. La mia permanenza è troppo breve per una connessione con Vodafone operativa da subito ma della durata minima di due anni. Con Alice invece -c'è anche quassù!-, è possibile rescindere il contratto in qualsiasi momento ma ci mettono almeno tre settimane per darti la linea.

Tornando a casa mi rendo conto che non mi rimane altra alternativa che chiedere la password a qualche vicino, spiegandogli il mio problema. D'altronde a Madrid, dove vivo, è un'usanza diffusa quella di condividere uno stesso router tra più appartamenti per risparmiare.

Al primo piano sotto di me c'è una porta tutta scalcinata con un tappetino sporco con su rappresentato una specie di teschio, o qualcosa del genere. Di sicuro ci vive qualcuno perché, accostando l'orecchio, posso sentire movimenti sospetti che si producono all'interno. Passo oltre.

Salendo le scale per andare verso la porta di casa mia, la prima sulla sinitra, mi trovo di fronte la porta del vicino, cui fino a quel momento avevo prestato poca attenzione. Non mi ero accorto che in alto era sormontata da un vistoso adesivo che reca la scritta: "Salve!" E il tappetino, pulito e colorato, mi dà addirittura il "Benvenuto!"

venerdì 13 novembre 2009

L'ultimo dei Comunisti


In Italia una vera economia di mercato non è mai esistita. Le grandi aziende sono nate e prosperate in un continuo scambio di favori con la politica. Agnelli aveva bisogno dello Stato quanto lo Stato di Agnelli. Berlusconi ha costruito il suo impero televisivo con leggi promulgate all'occorrenza, prima da Craxi poi da lui stesso. Senza l'intervento della politica le aziende di Berlusconi sarebbero finite da un pezzo, schiacciate sotto il peso di una leale concorrenza.

Berlusconi invece, come gli altri prima di lui, utilizza tutti i mezzi a sua disposizione per mantenere il proprio controllo sul mercato e generare profitti per le sue imprese. E i mezzi di cui ora dispone sono pressoché illimitati.

Vi ricordate i decoder per il digitale terrestre che venivano commercializzati da una società del fratello? E che dire del progressivo affossamento della Rai nel portare avanti politche suicide che solo favoriscono Mediaset? Ad esempio il recente caso del mancato accordo tra la Rai e Sky con una perdita di oltre 50 milioni di euro per la prima.

Lo stesso a quanto pare sta succedendo con la pubblicità su Internet e la diffusione della banda larga. Il ministro Brunetta aveva fatto una proposta interessante: investire 800 milioni di euro per portare la banda larga ovunque sul territorio nazionale. Ma il digital divide per il momento non verrà colmato, perché Gianni Letta ha corretto il ministro dicendo che in tempo di crisi non ci si può permettere investimenti di tali proporzioni -fatta eccezione per il Ponte sullo Stretto, s'intende.

lunedì 2 novembre 2009

Realisti e normalizzatori

Il mondo si divide in realisti e normalizzatori. I primi sono quelli che cercano di capire il mondo com'è, senza pregiudizi, perché sanno che è l'unico modo per riuscire a migliorarlo davvero. I secondi se ne sbattono di come il mondo è, ma vogliono soltanto imporre qualcosa che loro ritengono normale. Benché ogni giorno gli si presentino casi che smentiscono l'idea di normalità che si son fatti, non sono comunque disposti a cambiarla. C'è chi non riesce a vedere per ignoranza, e chi non vuole per guadagno o ipocrisia. Molti però lo fanno per paura.

Essendo mia madre devota cattolica, da ragazzo non era raro ritrovarsi a casa per cena qualche prete. Sono molto divertenti i preti. Diciamo i cattolici in generale. In fondo, il più delle volte, sono quelli che si chiamano "brave persone". E, in effetti, lo sono davvero. Ciò non toglie che si sbaglino su tante cose. Una sera era venuto fuori con il prete di turno un discorso, molto interessante, sulla sessualità. Lui sosteneva che la sessualità doveva necessariamente essere sottoposta a controllo e limitazione, altrimenti sarebbe diventata dionisiaca. Sí, dionisiaca. Questo il termine che usò. Nel senso di sfrenata, ai limiti delle decenza, eccessiva, financo violenta a giudicare dalla luce che gli si accese negli occhi nel pronunciare quella parola: dionisiaca.